Supermercati e ristoranti che non accettano più buoni pasto. Cosa c'è dietro

Supermercati e ristoranti che rifiutano buoni pasto. Cosa c’è dietro

Supermercati e ristoranti che non accettano più buoni pasto. Cosa c’è dietro

Ti sarai sicuramente accorto, quando vai a fare la spesa, che ormai sono numerosi i negozi che non accettano più i buoni pasto. Cartelli con la scritta “Non accettiamo buoni pasto” stanno comparendo un pò ovunque e così i consumatori si trovano spiazzati e non sanno come poter spendere questo denaro. Ma perchè improvvisamente nessuno accetta più i buoni pasto? Scopriamo insieme che cosa sta succedendo.

Supermercati e ristoranti che non accettano più buoni pasto. Cosa c'è dietro

Supermercati e ristoranti che non accettano più buoni pasto. Cosa c’è dietro

Il volume dei Buoni Pasto

Prima di capire il motivo per il quale negozi, ristoranti e altre attività stanno via via smettendo di accettare i buoni pasto cerchiamo di capire quanto valgono. In Italia ogni anno vengono utilizzati oltre 516 milioni di buoni pasto da quasi 3 milioni di lavoratori. Questo si traduce in un giro d’affari di 3,2 miliari di euro. Il problema è che per gli esercenti questi soldi non sono “puliti”.

Ogni 10 mila euro di buoni incassati gli esercizi ne perdono 3 mila ovvero il 30%!

Ecco perchè nessuno vuole più i buoni pasto

Il motivo per il quale le attività commerciali stanno smettendo di accettare questa forma di pagamento sono le commissioni. Questi sono a carico degli esercenti e arrivano fino al 20%!

Secondo le principali associazioni del settore – Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida, Fipe Confcommercio – i buoni pasto non sono più “buoni”.

Per le aziende queste commissioni sono di fatto una “tassa occulta”. A questo va a sommarsi anche la “beffa” che i rimborsi arrivano con mesi di ritardo.

«Non è accettabile che lo Stato dopo quello che abbiamo passato per la pandemia ponga una nuova tassa sulla ristorazione: non sono accettabili livelli di commissioni sul livello di quelle precedenti, dal 16% al 19%, perché se queste fossero le condizioni dell’assegnazione è ragionevole pensare che le aziende non saranno nelle condizioni di accettare più i buoni pasto» queste le parole di Lino Stoppani di Fipe-Confcommercio.