RdC: col nuovo governo potrebbe cambiare in queste due diverse soluzioni

RdC: col nuovo governo potrebbe cambiare in queste due diverse soluzioni

RdC: col nuovo governo potrebbe cambiare in queste due diverse soluzioni

Nell’ultima campagna elettorale il reddito di cittadinanza è stato uno dei bersagli polemici della destra che poi ha conquistato il governo. Ergo: sembra proprio che questo aiuto agli indigenti sia destinato a cambiare decisamente fisionomia.

Lo anticipa, tra gli altri, il quotidiano romano Il Messaggero. Secondo il giornale capitolino potremmo assistere a uno sdoppiamento del sussidio «senza passare per una fase intermedia».

Quanto ai tempi, è ragionevole pensare che il governo Meloni prenderà l’iniziativa in materia solo dopo aver messo le mani su caro bollette e legge finanziaria, che con tutto il rispetto per i percettori del reddito sono dossier ben più impellenti (tra i non pochi). Ne consegue, almeno stando al Messaggero, che il sussidio introdotto dai 5Stelle per “sconfiggere la povertà” dovrebbe rimanere così com’è ancora per un po’, probabilmente per tutto il 2023.

RdC: col nuovo governo potrebbe cambiare in queste due diverse soluzioni

RdC: col nuovo governo potrebbe cambiare in queste due diverse soluzioni

Che cosa ha in mente il governo Meloni?

Il sussidio dovrebbe prendere il nome di “Assegno di solidarietà” e sarà concentrato “sui disabili, sugli anziani, sulle persone espulse dal mondo del lavoro”. Che potranno anche beneficiare di importi più alti grazie al ‘sacrificio’ a cui saranno chiamati tutti gli altri percettori, quelli che possono lavorare, che si presume non potranno rifiutare eventuali offerte di lavoro.

Il problema risiede nelle persone teoricamente “occupabili”, perché in grado fisicamente di lavorare e/o perché ancora giovani, ma di fatto non occupabili dal punto di vista professionale. Per esempio per mancanza di titoli culturali, perché magari non hanno mai toccato un PC o perché non sanno neppure scrivere un curriculum.

Secondo il Messaggero, «l’intenzione è usare per loro le risorse del Fondo sociale europeo, spendendole per piani di formazione durante i quali sarà previsto anche un sussidio». Secondo il quotidiano romano, così facendo praticamente si dimezzerebbe il costo attuale del reddito di cittadinanza, che si avvicina ai 9 miliardi l’anno. I risparmi andrebbero a finanziare altre voci di spesa.

In buona sostanza, pare di capire, il reddito coprirebbe chi non può lavorare e chi può lavorare fino a che non riceve una offerta di lavoro; sarebbero invece coperti dal Fondo sociale europeo quanti siano teoricamente in grado di lavorare, ma di fatto impossibilitati a farlo per limiti oggettivi.