Nuova truffa sui buoni fruttiferi: serio pericolo per i risparmi

Nuova truffa sui buoni fruttiferi: serio pericolo per i risparmi

Nuova truffa sui buoni fruttiferi: serio pericolo per i risparmi

Quarantasei persone in arresto e 13 agli arresti domiciliari per una maxi truffa che verte sui buoni fruttiferi postali e sugli assegni circolari. Tra le persone coinvolte, racconta il quotidiano avellinese Ottopagine, ci sono pure vari dipendenti delle Poste.

Nuova truffa sui buoni fruttiferi: serio pericolo per i risparmi

Nuova truffa sui buoni fruttiferi: serio pericolo per i risparmi

Non è la prima volta che succede, ma stavolta si tratta di un’organizzazione che agiva su tutto il territorio nazionale, coordinandosi a distanza.

Il ruolo centrale nell’associazione a delinquere sembra sia stato proprio degli impiegati delle Poste. Grazie alla possibilità di accedere agli archivi informatici, questi soggetti potevano fornire i nomi delle persone più facilmente raggirabili: anziani e residenti all’estero, titolari di buoni fruttiferi postali in lunga giacenza o che avevano emesso vaglia postali per grossi importi.

A causa di questi delinquenti molte persone hanno visto sfumare i risparmi di una vita.

La truffa

La truffa funzionava così. Innanzitutto, i dipendenti infedeli di Poste Italiane fornivano i nominativi dei “truffabili”. Dopodiché intervenivano altre figure che clonavano i bfp o i vaglia. Infine, gli stessi impiegati compiacenti permettevano ai complici di incassare i soldi.

In buona sostanza questi poco di buono si sostituivano ai legittimi titolari e beneficiari servendosi di documenti contraffatti. Con questo meccanismo in fondo abbastanza semplici il sodalizio criminale avrebbe messo a segno almeno una sessantina di truffe.  Subito sono fioccate le denunce da parte dei clienti raggirati, sicché l’organizzazione ha avuto vita breve.

Non solo buoni fruttiferi

Un’altra truffa ha riguardato gli assegni circolari, altro prodotto finanziario abbastanza “delicato”. Le indagini hanno preso spunto da alcune compravendite di auto di lusso: alcuni degli indagati si fingevano acquirenti e tramite Whatsapp si facevano mandare foto del libretto di circolazione, che veniva clonato.

A quel punto, si pubblicavano sul web annunci di vendita relativi alle auto incriminate e l’acquirente veniva invitato a inviare una foto dell’assegno circolare con cui avrebbe pagato la cifra di acconto.

Insomma, proprio vero che la mamma dei delinquenti è sempre incinta.