Tassazione per Btp, obbligazioni e conti correnti. Cosa cambia con la nuova riforma fiscale

Tassazione per Btp, obbligazioni e conti correnti. Cosa cambia con la nuova riforma fiscale

Tassazione per Btp, obbligazioni e conti correnti. Cosa cambia con la nuova riforma fiscale

Uno dei “problemi” che ha chi investe del denaro in BTp piuttosto che in obbligazioni, azioni o sottoscrive piani di accumulo in ETF è rappresentato dalla tassazione. In Italia, le tasse da pagare sulle plusvalenze sono pari al 26% e al 12,5% sulle obbligazioni. La cosa però potrebbe cambiare nel 2023 con riforma fiscale del Governo Draghi. Cerchiamo di capire insieme come sarà strutturata la riforma fiscale e come cambiano le tasse su Btp, azioni, obbligazioni, conti correnti.

Tassazione per Btp, obbligazioni e conti correnti. Cosa cambia con la nuova riforma fiscale

Tassazione per Btp, obbligazioni e conti correnti. Cosa cambia con la nuova riforma fiscale

Ecco come cambiano le tasse sugli investimenti

Il primo punto della manovra riguarda l’introduzione di due aliquote sui redditi da capitale del 15% e del 26% per arrivare a introdurre un’aliquota proporzionale unica al 23%. La volontà del Governo è quella di attuare un sistema di tassazione duale che preveda l’applicazione di un’aliquota univoca proporzionale di tassazione e, in via transitoria, di due aliquote di tassazione proporzionale, ai redditi derivanti dall’impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare.

La riforma porterebbe ad aumentare la tassazione di Bot e BTp, oggi al 12,5%.

Gli altri cambiamenti delle tasse

La riforma fiscale fortemente voluta da Draghi non riguarderà solo le aliquote sugli investimenti e plusvalenze ma cambiamenti ci saranno anche sulle tasse di casa, catasto e affitti.

In virtù di questo cambiamento il Governo sta anche valutando di rivedere il sistema di rilevazione catastale degli immobili per favorire una migliore classificazione degli stessi oltre che la condivisione di dati e documenti. Una burocrazia più snella e dalla parte del contribuente. Questo non dovrebbe, come ha assicurato l’esecutivo ha assicurato che con la delega fiscale, causare aumenti di tasse.

Chi vedrà aumentare le tasse sono sicuramente le partite iva in regime forfettario. Al superamento dei 65.000 euro di ricavi all’anno i titolari di questa posizione escono dal regime di favore per passare a quello ordinario beneficiando di un’imposta agevolata al 15% per i primi due anni  prima di entrare nel regime di tassazione ordinaria.

Per tutte le altre le nuove aliquote saranno:

  • Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario fino a 15.000 euro è prevista l’applicazione del 23% di aliquota, 23% del reddito (imposta dovuta sui redditi intermedi)
  • Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario da 15.001 fino a 28.000 euro di reddito imponibile è prevista l’applicazione del 27% (aliquota), 3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)
  • Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario da 28.001 fino a 55.000 euro di reddito imponibile è prevista l’applicazione del 38% (aliquota), 6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)
  • Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario da 55.001 fino a 75.000 euro di reddito imponibile è prevista l’applicazione del 41% (aliquota), 17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)
  • Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario oltre 75.000 euro di reddito imponibile è prevista l’applicazione del 43% (aliquota), 25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)