Primo rivoluzionario tweet col pensiero: un grande passo avanti per le persone disabili

Primo rivoluzionario tweet col pensiero: un grande passo avanti per le persone disabili

Primo rivoluzionario tweet col pensiero: un grande passo avanti per le persone disabili

Con una combinazione di tracciamento dei movimenti oculari (eye-tracking) e di machine learning (apprendimento tramite un apposito algoritmo da parte di una intelligenza artificiale), una persona che non poteva farlo in nessun altro modo è riuscita a inviare un messaggio tramite Twitter.

Insomma, un cinguettio inviato col pensiero: che detta così sembra fantascienza, ma in realtà è una conquista al tempo stesso più semplice e più complicata di un qualunque film o romanzo sci-fi.

È successo in Australia, dove un uomo paralizzato a causa della sclerosi laterale amiotrofica è riuscito a postare una frase sul famoso servizio social impiegando una nuovissima interfaccia cervello-computer. In buona sostanza è la prima volta al mondo che un messaggio social viene postato con la sola forza del pensiero.

Primo rivoluzionario tweet col pensiero: un grande passo avanti per le persone disabili

 

Primo rivoluzionario tweet col pensiero: un grande passo avanti per le persone disabili

Il testo postato è stato molto breve, e non poteva essere altrimenti: «Ciao mondo! Tweet breve. Progresso monumentale». A postarlo è stato Philip O’Keefe, 62 anni, che per farlo si è servito dell’account Twitter di Thomas Oxley, amministratore delegato della Synchron, ovvero la società che ha realizzato l’apparecchio che ha reso possibile il “miracolo”.

O’Keefe non ha dovuto né digitare su una tastiera né parlare: gli è bastato scorrere con gli occhi le lettere che gli servivano per comporre il messaggio (che vedete qui sotto).

È chiaro che non si tratta propriamente di telepatia. Il sistema usato da O’Keefe è abbastanza complicato ed è stato messo a punto per aiutare persone con disabilità gravi che non possono comunicare in nessun altro modo.

L’interfaccia si serve di questo nodo che viene inserito nel cervello del paziente e che insiste sulla corteccia motoria, l’area del cervello che presiede al movimento fisico volontario. Il soggetto guarda uno schermo con una tastiera e così facendo sceglie le lettere che gli occorrono per comporre una frase.

Attraverso un altro device collocato sul petto, un algoritmo di machine learning elabora i dati e traduce quegli input elettrici in comandi  specifici.

Secondo quanto racconta O’Keefe, usare questa interfaccia uomo-macchina è (relativamente) semplice, un po’ «come andare in bicicletta: ci vuole un po’ di pratica, ma una volta che hai imparato viene naturale».

La società che ha realizzato questo prototipo, la già ricordata Synchron, in un comunicato stampa ha annunciato che a breve darà l’avvio ai primi studi sull’uomo (negli Stati Uniti).