Le password che usi ti tengono al sicuro? Scopriamolo insieme
Se non avete un eccezionale memoria e siete troppo pigri per appuntarvi le password su di un blocco note, molto probabilmente fate parte di quella schiera di utenza che sceglie password tendenzialmente semplici da ricordare per l’accesso ai siti o – peggio ancora – ai servizi di internet banking. Beh con le nuove tecniche e tecnologie nelle mani degli hacker, meglio evitare questi approcci troppo “easy” alle password, ed iniziare a prendere in seria considerazione l’idea di capire come comporre password efficaci, che difficilmente i malintenzionati di turno potranno scalfire. Vediamo quali sono, e come capire quando sono sicure.
Le password che usi ti tengono al sicuro? Scopriamolo insieme
Purtroppo ad oggi, le password semplici come nomi e sequenze numeriche basilari sono ancora impiegate dalla stragrande maggioranza dell’utenza, e sono quelle che, per l’appunto gli specialisti delle violazioni informatiche riescono a “bucare” più facilmente con gli strumenti all’avanguardia in loro possesso. Difatti IBM ha quantificato in diversi miliardi di dollari il furto di informazioni ai danni di aziende e privati nei soli Stati Uniti, per dare un’idea della gravità dell’argomento.
Il noto portale di sicurezza informatica Security.org ci fornisce una serie di preziosi consigli per formare password resistenti, e che difficilmente verranno violate. Innanzitutto il principio di base per creare una buona password è la lunghezza, difatti il portale denota che non si dovrebbe mai scendere al di sotto dei 16 caratteri. Quindi non basta solo inserire lettere maiuscole e punteggiatura, ma dobbiamo creare anche una combinazione di una certa lunghezza.
Dalla tabella creata dagli esperti di Security, possiamo capire quanto è il tempo stimato per effettuare il “crack” della password da parte dei moderni hacker, in base ai parametri coi quali è strutturata. Per esempio, prendendo lo scenario di una password composta da 8 caratteri (il numero dei caratteri è riportato a sinistra della tabella) con la sola aggiunta di una lettera maiuscola (valore nella parte alta della tabella), il malintenzionato professionista impiegherà circa 22 minuti per “bucarla”.
Da questi valori possiamo intuire che non vanno trascurati lunghezza e “fantasia” nell’inserimento dei caratteri, e non vanno mai inseriti riferimenti a nomi di persona o date di nascita. Quindi, da un esempio di password poco complessa come “Tuonodellanotte89”, andremo a ricrearla in “7uonOdell4Notte89!!”. Una password così composta risulterà difficilmente scalfibile, e l’eventuale malintenzionato di turno, dopo un bel pò di tentativi, si capaciterà di andare a cercare più fortuna in altri lidi.