Crescita BTP a 3 e 7 anni. Cosa cambierà dopo intervento su inflazione

Crescita BTP a 3 e 7 anni. Cosa cambierà dopo intervento su inflazione

Crescita BTP a 3 e 7 anni. Cosa cambierà dopo intervento su inflazione

Lo spettro della recessione si fa sentire sempre più e questo preoccupa, non poco, i risparmiatori italiani che cercano strumenti di investimento sicuri che al contempo possano garantire rendimenti tali da coprire l’aumento del costo del denaro.

I BTP con rendimenti pazzeschi sono quelli a 10, 20 e 30 anni. Vediamo insieme di cosa si tratta e se convengono veramente.

Crescita BTP a 3 e 7 anni. Cosa cambierà dopo intervento su inflazione

Crescita BTP a 3 e 7 anni. Cosa cambierà dopo intervento su inflazione

In che stato è l’Italia

Nel momento in cui scriviamo il Ministero del Tesoro ha allocato titoli BTp per 8 miliardi di euro esaurendo completamente l’offerta prevista. Nello specifico è stato allocato un titolo BTp triennale con scadenza 15 agosto 2025 un ammontare pari a 3,75 mld di euro. Il rendimento aumentato di 75 punti base è pari al 1,32%. Tra gli altri Btp allocati quelli a 7 e 10 anni con rendimenti che per entrambi arrivano al 2,04%.

Tra le altre scadenze più lunghe troviamo il Btp a 20 e 30 anni in un rendimento rispettivo del 2,69 e 2,89%.

Il trend monetario europeo

Per capire l’orientamento dei prezzi e del costo della vita nel prossimo futuro è fondamentale anche analizzare i vicini paesi europei. La Spagna ad esempio ha confermato il trend rialzista e l’inflazione annuale al 9,8%.

Non è da meno il Regno Unito dove a  marzo l’indice dei prezzi al consumo è salito al massimo di 30 anni toccando +7%.

Anche la Germania sta sentendo gli effetti del grave periodo che stiamo vivendo con un inflazione salita al 7,3%

Cosa significa per gli investitori questo?

Per gli investitori obbligazionari questi dati significano, probabilmente un aumento dei rendimenti sul breve termine date le ricadute negative sull’economia.

Secondo le stime fatte da JP Morgan gli investimenti aperti sui titoli di Stato, a livello globale, sono pari al 18%, segnando il livello più basso dal 2008.

Sono attese risposte da parte della politica economica europea, che, seppur in ritardo, dovrebbero arrivare per calmierare l’inflazione data dalla situazione internazionale. Interventi che, alla luce dell’attuazione, dovrebbero garantire ulteriori vantaggi agli investitori obbligazionari.