Covid-19: due ipotesi per la variante Omicron e nessuna certezza

Covid-19: due ipotesi per la variante Omicron e nessuna certezza

Covid-19: due ipotesi per la variante Omicron e nessuna certezza.

Da dove viene e come si è formata la variante Omicron del virus della Covid-19? E soprattutto perché non ce ne siamo accorti prima?

Se c’è una cosa che dovremmo avere imparato in questi due anni di pandemia è che in campo scientifico non esistono certezze granitiche. Al massimo probabilità.

A proposito del virus della Covid-19, per esempio, si era sostenuto che le possibili future varianti si sarebbero con “molta probabilità” (appunto) originate dalla Delta e che sarebbe stato molto improbabile assistere alla comparsa di una variante totalmente nuova.

Ebbene, Omicron è la smentita a queste previsioni. In effetti questa nuova incarnazione del coronavirus pare essersi evoluta in maniera del tutto indipendente dalle altre varianti.

Può bastare da sola a spiegarne l’origine la insufficiente copertura vaccinale che si registra in molti Paesi? Beh, forse le cose sono un pochino più complicate.

Due ipotesi

Sono due le ipotesi che al momento si contendono il campo nella comunità scientifica.

La prima parla di una evoluzione parallela e silenziosa della “nuova” variante, che in tal caso non sarebbe affatto nuova, per lo meno nel senso di arrivata per ultima.

La seconda prende il nome un po’ complicato di “zoonosi inversa”, ovvero la variante sarebbe il frutto di un virus passato dall’uomo all’animale e poi di nuovo dall’animale all’uomo, con tutte le mutazioni del caso (più di 30) durante il processo.

La prima ipotesi, una mutazione parallela iniziata l’anno scorso, è sostenuta da più di un esperto, ma rimane la domanda: com’è che non ce ne siamo accorti per più di un anno?

Una spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che la nuova variante potrebbe essere rimasta nascosta per dei mesi in Paesi africani diversi dal Sudafrica. L’unica differenza con quest’ultimo Paese starebbe in tal caso nella minore efficienza dei loro laboratori nel sequenziamento del genoma virale.

Un’altra ipotesi è che questa nuova variante si sia evoluta nell’organismo di un malato cronico di Covid, una persona che probabilmente per via di malattie concomitanti aveva un sistema immunitario compromesso.

Ma l’ipotesi non convince tutti quanti, soprattutto per la considerazione che un virus può certo mutare e adattarsi al suo particolare ospite, ma non è detto che poi quelle mutazioni gli possano permettere di infettare organismi differenti.

L’ipotesi “zoonosi inversa”

In questo caso sarebbero stati degli umani a infettare degli animali (topi?) col virus della Covid. Negli animali il virus sarebbe poi mutato e quindi avrebbe fatto il “salto di specie” ritornando all’uomo.

Morale della favola: al momento l’unica cosa sicura è che proprio non sappiamo come sia andata.

 

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