Trova un vecchio libretto del bisnonno con 8 mila lire: diventa milionario

Trova un vecchio libretto del bisnonno con 8 mila lire: diventa milionario

Trova un vecchio libretto del bisnonno con 8 mila lire: diventa milionario

Quando si dice la fortuna. E anche la previdenza degli antenati. Un uomo del salernitano ha ritrovato un vecchio libretto di risparmio con 8 mila lire ed è diventato milionario. In realtà il signore in questione, anche se originario della Campania, adesso vive a Pesaro, nelle Marche, e si chiama Mario. Scopriamo tutte le vicissitudini – anche legali – che hanno portato all’incasso dell’importante somma relativa al libretto in questione.

Trova un vecchio libretto del bisnonno con 8 mila lire: diventa milionario

 

Trova un vecchio libretto del bisnonno con 8 mila lire: diventa milionario

L’episodio è stato riportato da numerose testate locali del salernitano. A novembre 2018 l’uomo assieme alla sua compagna era intento a scartabellare tra vecchi cimeli di famiglia e in mezzo a foto ingiallite e ricordi vari ha ritrovato un vecchio libretto bancario nominativo emesso dal Credito agricolo della Cassa di risparmio di Bologna.

Era intestato al signor Gioacchino Pinto, di famiglia nobile. Il saldo registrato a fine 1886 era di 8 mila lire, che anche per quell’epoca era una signora somma di denaro.

Di Gioacchino Mario è il bisnipote. Come forse qualcuno avrà immaginato dal cognome, il signor Gioacchino era di origine portoghese, precisamente la famiglia veniva da Oporto.

Un brindisi da due milioni, ma che fatica!

Il libretto è stato fatto valutare da un esperto, che tenendo conto della data di emissione e di quella del ritrovamento, nonché, ovviamente, degli interessi maturati per rivalutazione e per capitalizzazione, ha calcolato che su quel libretto c’erano in realtà la bellezza di due milioni di euro, spicciolo più, spicciolo meno.

Ma come al solito da noi, il signor Mario per far valere i suoi diritti si è dovuto imbarcare nella solita estenuante battaglia a colpi di avvocati e carte bollate. Dall’altra parte c’erano la Banca d’Italia e il Mef, ministero dell’Economia e delle finanze, che non erano molto disposti a sganciare la somma.

I due enti rispondono infatti in solido non solo dei titoli del debito pubblico emessi durante la vigenza della Repubblica, ma anche di quelli emessi sotto il Regno d’Italia.