Secondo questo studio il cervello può predire il futuro

Secondo questo studio il cervello può predire il futuro

Secondo questo studio il cervello può predire il futuro

Come per risparmiare energia il cervello fa previsioni sul mondo.

Quella massa di tessuto grigiastro e grasso che abbiamo dentro alla scatola cranica è ancora in molta parte un mistero. Più impariamo intorno al suo funzionamento e più scopriamo che dobbiamo scoprire altre cose e risolvere sempre nuove questioni.

Secondo questo studio il cervello può predire il futuro

Una di queste – probabilmente “la” questione – è come il cervello organizza le percezioni.

Decenni di ricerche suggeriscono che il cervello non si limita a mettere insieme le informazioni sensoriali che gli arrivano dall’esterno (vista, udito, tatto e così via): spesso infatti queste sensazioni sono viziate da un certo grado di “rumore di fondo” che le rende pressoché inutili di per sé.

Secondo questo studio il cervello può predire il futuro

Una ipotesi “economica”

L’ipotesi degli scienziati è che il cervello molto spesso riesca a trarre un senso dai dati esterni soltanto interpretandoli secondo schemi appresi dall’esperienza.

Insomma, molti ricercatori oggigiorno propendono per una visione del cervello come una “macchina predittiva”: il cervello, in altri termini, userebbe la sua precedente conoscenza del mondo per generare ipotesi circa le cause delle informazioni sensoriali che riceve.

Sarebbero queste ipotesi, non le sensazioni brute, per così dire, a generare poi quella che chiamiamo percezione cosciente.

In altre parole, più l’informazione in entrata è ambigua, più il cervello farebbe affidamento sulla sua precedente esperienza del mondo.

 

Il bello di questo approccio è che sembra spiegare un sacco di fenomeni diversi, spiega Floris De Lange, neuroscienziato della università Radboud di Nimega, in Olanda.

Il brutto è che le “prove” che le cose stiano effettivamente così sono ancora per lo più implicite, aneddotiche, circostanziali, spiega invece il suo collega Tim Kietzmann.

Per capirci qualcosa di più, gli scienziati si stanno rivolgendo alla biologia computazionale, attraverso reti neurali artificiali che si ispirano al funzionamento dei neuroni biologici.

Alcuni esperimenti condotti in questa maniera sembrano suggerire che il cervello abbia sviluppato le sue capacità predittive per far fronte alle sue limitazioni energetiche.