Risparmi ed investimenti a rischio Inflazione. Come muoversi?
Dopo più di 15 anni di inattività, il mostruoso demone dell’inflazione è resuscitato. Negli ultimi mesi il costo della vita in Italia ha raggiunto il 3,7%, in Europa il 4,9% e invece negli USA il 6,8% negli ultimi mesi del 2021.
Risparmi ed investimenti a rischio Inflazione. Come muoversi?
Invece per via della guerra che la Russia ha scagliato in Ucraina, nei primi tre mesi del 2022 i prezzi sono letteralmente lievitati alle stelle, c’è stato l’aumento delle materie prime industriali e del costo dell’energia, ma anche il rialzo delle quotazioni delle derrate agricole alimentari, grano, mais, cereali, di cui sia la Russia che l’Ucraina sono i maggiori produttori ed esportatori al mondo.
Per via di questa situazione sono scaturiti i numeri dell’inflazione, che sono i più alti degli ultimi 40 anni, infatti in Italia l’aumento è arrivato al 6,7% ( il valore più elevato dal 1991), mentre nell’eurozona al 7,5%, in Spagna al 7,8% e negli Stati Uniti al 7,9%. Le stime della Commissione Europea prevedono che dovrebbero chiudersi con un tasso di aumento dei prezzi del 3,5%, che potrebbe scendere al 2% nel 2023.
Invece la BCE prevede un aumento del 3% quest’anno, e per il prossimo anno dell’1,8%. Questi dati provengono in base all’elaborazione di modelli econometrici che non tengono conto delle variazioni politiche, come il blocco dell’importazione del gas dalla Russia che porterebbe una modifica dei costi di produzione per le imprese.
Attraverso i dati che ci ha fornito Bankitalia risulta che sui conti correnti delle famiglie italiane ci sono delle giacenze liquide per circa 1.800 miliardi di euro, invece sui conti delle imprese ammonta a 500 miliardi di euro.
Sommando queste due grandi cifre tra di loro, possono equivalere il Pil annuale di un paese, In dieci anni, un’inflazione media del 3% (uno scenario un pò improbabile, ma non irrealistico) porterebbe per le sole famiglie a una riduzione di circa 600 miliardi di euro nel potere d’acquisto della ricchezza accumulata e depositata sul conto.
L’inflazione più è alta e più può portare tassi di interesse elevati, quindi se si sposta una parte delle riserve di liquidità dai conti correnti al reddito fisso si potrebbe avere una diminuzione del danno, per esempio adesso i BTP a 10 anni ci offrono un rendimento al 2,3%, contro l’1% dell’anno scorso, e quindi chi si ritrovava già questi titoli nel portafoglio ha avuto delle perdite consistenti, invece chi si trova ad acquistarli adesso può contare su un rendimento che può andare a pareggiare una gran parte dell’inflazione attesa.