Ma la barba alle donne piace davvero? La risposta di un autorevole studio
Si chiama, in maniera abbastanza esplicativa, “The Paradox of Masculinity: Facial Masculinity and Beard Interact to Determine Women’s Ratings on Men’s Facial Attractiveness”: si tratta di uno studio pubblicato sul Journal of Evolutionary Biology ed è piuttosto singolare.
Ma la barba alle donne piace davvero? La risposta di un autorevole studio
In un simpatico esperimento di psicologia sociale, i ricercatori hanno fotografato alcuni uomini, prima da rasati e poi con la barba più o meno fitta. Dopodiché hanno chiesto a un campione di 8500 donne quale tra gli scatti trovassero più attraente. La risposta delle signore e signorine è stata pressoché unanime: i maschi più sexy erano quelli con la barba, e meglio se folta.
La conclusione degli studiosi, non proprio “ground-breaking” diciamo, è che «la barba attrae le donne desiderose di costruire una relazione stabile perché, nel XXI secolo, è sinonimo di affidabilità». Che sembra la classica e periodica riscoperta dell’acqua calda.
Questione di affidabilità
Ma insomma, pare proprio che all’altra metà del cielo l’uomo-con-barba piaccia molto. Non a caso, nella nostra lingua si dice di un giovanotto ancora né carne né pesce che è uno “sbarbatello”.
Ma non è che alle donne piaccia una barba qualsiasi. E no, sarebbe troppo facile! No, no: la barba ha da essere ben curata e definita, mica incolta e arruffata. Il motivo è abbastanza ovvio, anche qui: un uomo che si prende cura del suo aspetto è uno su cui puoi contare, perché ordinato, metodico e affidabile.
In effetti uno che si alza la mattina e se ne va in giro senza essersi neppure guardato allo specchio, qualche sospetto di non essere proprio un tipo ordinato e ammodino lo può suscitare, no?
Ma anche ammettendo la sensatezza di una tale conclusione (va da sé che in pochi oserebbero contestarla), a noi rimane pur sempre il dubbio che trattasi di aria fritta.
Insomma, con tutto il rispetto per la psicologia sperimentale, come già s’è detto a noi sembra l’ennesima riscoperta della ruota: ce n’era proprio bisogno? E soprattutto: ce ne importa qualcosa?