La strana scoperta del rover Curiosity nel suolo marziano

La strana scoperta del rover Curiosity nel suolo marziano

La scoperta, se scoperta è, avrà bisogno di parecchie verifiche. Scavando su Marte, il rover della NASA Curiosity pare abbia trovato un insolito mix di sostanze chimiche che potrebbe costituire una traccia dell’esistenza (passata) di vita sul Pianeta Rosso. Attenzione: allo stato attuale si tratta di una mera possibilità, non di una certezza.

La vita, infatti, è solo uno dei tre possibili scenari che possono spiegare gli isotopi di carbonio che sono stati trovati nei sedimenti nel cratere Gale, in cui Curiosity (lanciato il 26 novembre 2011, è stato preceduto da Opportunity e seguito da Perseverance) ha scavato per nove anni, da agosto 2012 a luglio 2021.

La strana scoperta del rover Curiosity nel suolo marziano

La strana scoperta del rover Curiosity nel suolo marziano

Il robottino ha raccolto in zona un totale di 24 campioni di polvere. Questi sono stati stati riscaldati da Curiosity per separare le singole sostanze chimiche: il processo ha svelato un’ampia oscillazione in termini di mix di isotopi di carbonio 12 e carbonio 13. Si tratta di due isotopi del carbonio stabili che possono darci informazioni su come il ciclo del carbonio può essere cambiato nel tempo.

Ciò che rende queste variazioni molto interessanti agli occhi degli scienziati è che questi campioni sembrano indicare processi diciamo insoliti, diversi da quelli creati dal ciclo del carbonio qui sulla Terra.

“Le quantità di carbonio 12 e carbonio 13 nel nostro sistema solare sono le quantità che esistevano alla formazione del sistema medesimo”, spiega il ricercatore Christopher House della Pennsylvania State University. “Entrambi esistono, ma poiché il carbonio 12 reagisce più rapidamente del carbonio 13, guardare le quantità relative di ciascuno nei campioni può dirci molto sul ciclo del carbonio”.

Una nube

Una delle tre spiegazioni ipotizzate per questi dati è una gigantesca nube molecolare di polvere. Il nostro sistema stellare (sole e pianeti) passa attraverso uno di questi ammassi circa ogni duecento milioni di anni, e l’effetto di raffreddamento che provoca lascia depositi di carbonio nella sua scia. Scenario plausibile, dicono i ricercatori, ma bisognoso di verifica.

CO2 che si trasforma in composti organici

Una spiegazione alternativa potrebbe risiedere nella conversione di anidride carbonica in composti organici attraverso processi non biologici: in tal caso a innescare la trasformazione potrebbe essere stata la luce ultravioletta. Pure qui, come si diceva, c’è bisogno di ulteriori approfondimenti.

Metano

Un’altra spiegazione, la terza, è che la luce ultravioletta o i microbi in passato abbiano convertito il metano prodotto da processi biologici, sicché il carbonio trovato da Curiosity potrebbe essere il risultato di fenomeni legati alla vita. Come per le altre due possibilità, anche in questo caso ci servono più prove per poterlo affermare con certezza.

Dall’arrivo su Marte, la piccola sonda ci sta regalando grandi spunti per capirne di più del pianeta rosso, sul suo ecosistema e sulla possibilità che prima possa esserci stata una qualche forma di vita. Attendiamo fiduciosi ulteriori scoperte dal suolo marziano.

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