De Cecco rinviata a giudizio per frode. L'inchiesta de Il Salvagente
Credit photo: Adobe

De Cecco rinviata a giudizio per frode. L’inchiesta de Il Salvagente

De Cecco rinviata a giudizio per frode. L’inchiesta de Il Salvagente

Il presidente del gruppo e gli ex direttori acquisti e qualità sono stati rinviati a giudizio dal gip di Chieti. L’ipotesi è che avrebbero fatto passare per italiano del grano francese. Lo racconta il Salvagente.

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De Cecco rinviata a giudizio per frode. L’inchiesta de Il Salvagente

Rinviati a giudizio con l’accusa di frode in commercio il presidente della De Cecco, Filippo Antonio (De Cecco), e due ex direttori, quello acquisti Mario Aruffo, e quello qualità Vincenzo Villani. Lo ha disposto il Giudice delle indagini preliminari di Chieti Luca De Ninis, che aveva respinto la richiesta di archiviazione da parte della Procura e ora ha emesso il decreto di citazione in giudizio per i tre dirigenti dell’azienda di  Fara San Martino.

La vicenda ha a che fare con la provenienza del grano usato per produrre alcuni lotti di pasta De Cecco: l’ipotesi sposata dal Gip (ma non dalla Procura, che ha chiesto l’archiviazione) è che del grano francese sarebbe stato fatto passare per pugliese.

Il grano francese diventa italiano

Nel dicembre 2019 la De Cecco, assieme ad altre aziende pastiere, si era vista contestare dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato l’uso di diciture ingannevoli circa la provenienza del grano. Nel dicembre del 2019 la De Cecco aveva accettato di apportare correzioni al packaging: sono state tolte le indicazioni contestate circa l’italianità del prodotto e sulla parte frontale delle confezioni appare la dicitura “I migliori grani italiani, californiani e dell’Arizona”.

Il problema è che nel mentre prende quest’impegno con l’Antitrust, la De Cecco compra dalla Cavac – un fornitore transalpino – grano francese per 4.575 tonnellate: il contratto è del  novembre 2019, si perfeziona a fine gennaio 2020 e il grano arriva a Ortona via mare il 13 febbraio.

Il 10 febbraio però, stando a delle e-mail finite in mano agli inquirenti e che la rivista il Salvagente ha avuto modo di consultare, l’origine di quel frumento sarebbe cambiata come per magia. Insomma, sembra che in De Cecco qualcuno abbia deciso che il grano francese doveva essere considerato come italiano.

Sulla storia la De Cecco ha replicato che si tratta di una “vicenda strumentale, sempre trasparenti con i consumatori”.

L’inchiesta della Procura di Chieti ha preso avvio dalla denuncia ai Carabinieri del Nas da parte di un ex dirigente della De Cecco, Antonio Di Mella, che oggi figura come “persona offesa” nel procedimento, insieme all’associazione AssoConsum, che attraverso l’avvocato Miriam Chianese si era opposta alla richiesta di archiviazione da parte della Procura. La prima udienza del processo si terrà al Tribunale di Chieti il 3 maggio del 2023.

La De Cecco dichiara in particolare: “La speranza è che la magistratura faccia presto a chiarire la totale buona fede dell’azienda che ha sempre avuto come faro l’altissima qualità del grano utilizzato e la massima trasparenza nei confronti del consumatore“. E precisa: “È falso dire che il grano italiano è il massimo della qualità sempre e comunque, non è così: noi abbiamo sempre cercato di reperire le migliori qualità di grano in Italia ed all’estero“.

Frattanto AssoConsum ha annunciato di volersi costituirsi parte civile nel processo.

 

 

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