Aumento degli stipendi col taglio del cuneo fiscale: analisi per fasce di reddito

Aumento degli stipendi col taglio del cuneo fiscale: analisi per fasce di reddito

Aumento degli stipendi col taglio del cuneo fiscale: analisi per fasce di reddito

Uno dei problemi del nostro Paese, dal lato economico, sono le troppe tasse sul lavoro, che finiscono con lo scoraggiare il lavoro, anziché incentivarlo: o almeno finiscono per scoraggiare il lavoro regolare a vantaggio di quello in nero.

Aumento degli stipendi col taglio del cuneo fiscale: analisi per fasce di reddito

Aumento degli stipendi col taglio del cuneo fiscale: analisi per fasce di reddito

Tra gli obiettivi del nuovo governo uscito dalle elezioni del 25 settembre scorso c’è per l’appunto quello di mettere più soldi in busta paga ai lavoratori tagliando i contributi che pesano sui di loro e sulle imprese.

Insomma, si tratta di tagliare il cosiddetto cuneo fiscale, che poi è la differenza fra il lordo pagato dai datori di lavoro e il netto che arriva nelle tasche dei dipendenti.

Anche il governo Draghi, va ricordato, era intervenuto sulla materia, riducendo il cuneo di 2 punti, per una spesa di tre miliardi e mezzo. Con la prima manovra Meloni la riduzione dovrebbe arrivare fino a tre punti. Dopo di che la prospettiva è di arrivare fino a cinque punti di taglio alla fine del quinquennio di governo (supponendo che il governo ci arrivi, a chiudere la legislatura, cosa mai accaduta nella storia repubblicana: il governo più lungo è stato il Berlusconi II nel 2005, 1409 giorni; il più breve fu quello Fanfani del 1954, 11 giorni!).

I sindacati vorrebbero applicare il taglio solo ai lavoratori, mentre il governo punta a suddividerlo concedendo un terzo agli imprenditori e due terzi ai dipendenti, come vorrebbe Confindustria.

Taglio del cuneo al 3 per cento tutto a favore del lavoratore

Con un taglio del tre per cento tutto sugli oneri contributivi, dunque a vantaggio esclusivo dei lavoratori (che non perderebbero contributi, dato che sarebbe lo Stato a mettere la differenza), per un reddito fino a 12 mila euro l’anno, il taglio ammonterebbe a 360 euro, dunque il lavoratore si ritroverebbe con trenta euro in più in busta al mese.

Con un reddito di 15 mila euro ad esempio, l’aumento  toccherebbe i 450 euro l’anno. Chi porta a casa 20 mila euro, invece, incasserebbe 600 euro in più all’anno.  Settecentocinquanta euro in più all’anno finirebbero in tasca, invece, a quanti guadagnano 25 mila euro. Mille e 50 euro, infine, la cifra in più per chi si porta a casa 35 mila euro l’anno.

Taglio del 3% suddiviso fra lavoratori e imprese

Se passasse questa linea, i vantaggi del taglio del cuneo si applicherebbero anche alle imprese, sotto forma di riduzione degli oneri fiscali. Il tutto comporterebbe una spesa di circa un miliardo di euro.

Con questo regime, giusto per fare un solo esempio, chi guadagna fino a 12 mila euro conoscerebbe un aumento di 178 euro all’anno in busta paga.

Taglio dei 5 per cento suddiviso fra lavoratori e imprenditori

Si tratta di un regime che comporterebbe un taglio di 3,3 punti percentuali degli oneri contributivi per i dipendenti e dell’uno virgola sette (1,7) per cento per i datori di lavoro.