Pesticidi rilevati nella pasta: chi ne è uscito peggio dai test

Pesticidi rilevati nella pasta: chi ne è uscito peggio dai test

Pesticidi rilevati nella pasta: chi ne è uscito peggio dai test

Gli italiani e la pasta, si sa, sono un binomio pressoché inseparabile. Ma siamo sicuri di quello che ci mettiamo nel piatto tutti i giorni? In particolare, siamo sicuri che nel grano usato per produrla non rimangano tracce delle sostanze adoperate per la coltivazione?

Bisogna stare in guardia soprattutto per i pesticidi. Ogni tanto delle riviste a tutela dei consumatori commissionano dei test di laboratorio per vedere quali marche di pasta possono porre problemi di contaminazione.

Vediamo più da vicino quali paste escono a pieni voti e quali no.

Pesticidi rilevati nella pasta: chi ne è uscito peggio dai test

Pesticidi rilevati nella pasta: chi ne è uscito peggio dai test

Il problema si può porre in particolare per il glifosato, che è un diserbante ad ampio spettro molto adoperato in giro per il mondo.

Nel nostro Paese il 7 ottobre del 2016 è entrato in vigore un decreto che revocato l’autorizzazione alla messa in commercio di prodotti fitosanitari con dentro il glifosato. Solo che il grano con cui viene prodotta la nostra pasta, l’Ucraina ce lo ha insegnato, non viene tutto dai nostri campi, anzi,  molta parte viene da fuori. E comunque di tracce di glifosato se ne trovano anche nel grano italiano, almeno stando a quanto dice l’Ispra

Secondo uno studio condotto dalla rivista svizzera K-Tipp, alcune marche di pasta, che possiamo trovare anche in Italia, mostrano tracce di pesticidi.

L’indagine ha coinvolto 18 marche di pasta, 13 erano con grano duro e 5 con grano da agricoltura bio. Ebbene, dalla ricerca è emerso che tracce di glifosato sono state trovate in quattro marche: Lidl, Divella, Agnesi e Garofalo. L’unico marchio esente da tracce di glifosato è risultata essere la Barilla, di cui si sono indagati gli spaghettoni e le penne rigate integrali.

I produttori ribattono: “Siamo molto sotto il limite”

Occorre sottolineare che il glifosato non è completamente vietato, ma ci sono dei limiti da rispettare. E i produttori si sono giustificati proprio in questa chiave. Divella, per esempio, ha dichiarato che le tracce trovate nella sua pasta sono sostanzialmente sotto i limiti. Stesso ragionamento anche per Garofalo: anche questa azienda si giustifica affermando che il glifosato trovato nei suoi pacchi di pasta è di gran lunga inferiore al limite, addirittura di mille volte. Quanto a Lidl, la ditta ha spiegato che i suoi fornitori di materia prima sono diversi tra Italia a Svizzera.

In ogni caso, occhio.