Cellulari eterni? Potrebbe essere realtà grazie a un nuovo circuito elettrico

Cellulari eterni? Potrebbe essere realtà grazie a un nuovo circuito elettrico

Cellulari eterni? Potrebbe essere realtà grazie a un nuovo circuito elettrico

Apparecchi elettronici interamente riciclabili e anche capaci di riconfigurarsi e ripararsi da soli. Questa la prospettiva, affascinante, aperta da una ricerca condotta da un gruppo di studiosi del Virginia Tech di Blacksburg, in Virginia, Stati Uniti.

Cellulari eterni? Potrebbe essere realtà grazie a un nuovo circuito elettrico

Si tratta di un team di scienziati dei materiali che ha inventato un nuovo tipo di circuito elettrico fatto con metallo liquido, flessibile e capace di auto-ripararsi.

Più concretamente, la prospettiva è quella di avere in futuro smartphone all’avanguardia ma con un “corpo” resistente come quello dei vecchi cellulari.

I device attuali, per esempio computer o cellulari, racchiudono cavi rigidi e saldati tra loro: si tratta di parti che smettono di funzionare se si danneggiano o vengono fisicamente tagliate.

I circuiti flessibili su cui stanno lavorando i ricercatori del Virginia Tech, invece, continuano a funzionare anche se li buchiamo o danneggiamo in qualunque altro modo. Ciò grazie a piccolissime gocce di metallo che passano dentro a un cosiddetto “elastomero”.

In pratica questi circuiti di nuova concezione funzionano collegando le gocce di metallo tra loro, gocce che poi possono esser di nuovo separate a seconda delle necessità, dando vita quindi a circuiti del tutto nuovi a partire però dallo stesso materiale, che in tal modo sono interamente riciclabili per nuovi scopi.

In termini pratici, se buchiamo uno di questi circuiti, le goccioline di metallo si riuniscono attorno al foro e continuano a condurre elettricità, a differenza di quanto accadrebbe con un cavo tradizionale.

Telefoni “tiramolla”

Questi circuiti possono anche essere “stirati” e continuare a funzionare: il gruppo di ricercatori è riuscito in effetti a estendere il dispositivo fino a dieci volte la sua lunghezza originaria.

Che siamo diretti verso un futuro di apparecchi elettronici indistruttibili?

C’è da chiedersi, in quel caso, che fine farebbe la cosiddetta “obsolescenza programmata”, ovvero la pratica commerciale di far durare gli apparecchi meno di quando potrebbero, così che i clienti siano costretti a comprare il nuovo modello.

E se in futuro le compagnie ci vendessero soltanto il software (l’hardware a quel punto sarebbe virtualmente eterno)? Chissà.