Strategie psicologiche per parlare in pubblico con successo

Strategie psicologiche per parlare in pubblico con successo

Strategie psicologiche per parlare in pubblico con successo

Parlare in pubblico sembra facile, ma non lo è affatto. O meglio: sembra facile quando lo si vede fare a qualcuno molto bravo, ma se appena appena la persona è meno disinvolta di quanto ci si aspetterebbe, la cosa salta subito all’occhio, e ci si rende contro che in realtà parlare davanti a un pubblico è una tecnica che va appresa e quindi un’abilità che va affinata e allenata, magari, classicamente, davanti allo specchio.

Strategie psicologiche per parlare in pubblico con successo

Strategie psicologiche per parlare in pubblico con successo

Di solito, e non sembri un paradosso, per preparare un buon discorso “improvvisato” ci vogliono almeno tre settimane: la battuta è di Mark Twain, che nel campo era un esperto, e non è molto lontana dal vero.

Ci sono persone che spesso hanno bisogno di parlare a un pubblico per il loro mestiere, per esempio imprenditori e professionisti. Oppure relatori che devono tenere una conferenza, come per esempio quelle dei “TED Talks”.

La buona notizia è che si possono insegnare regole e offrire consigli per affinare la comunicazione, evitare gli errori, superare la inevitabile ansia che prende chiunque davanti alla prospettiva di affrontare una platea di sconosciuti.

Ci sono dei professionisti che fanno questo per lavoro: preparano le altre persone a parlare in pubblico.

Che tipo di professione è la tua?

Si tratta di una professione relativamente nuova ed è un mix di arte e scienza che va ben al di là del semplice dominio dell’arte antichissima dell’oratoria. Si tratta di toccare campi come la comunicazione, il linguaggio e la psicologia. E poi le tecniche vanno adattate di volta in volta allo specifico tipo di pubblico e di argomento che si andranno ad affrontare.

Come avviene concretamente il tutto?

La fase del pensiero

In concreto si tratta di focalizzarsi su tre fasi: il pensiero, la preparazione e la pratica. La prima fase è un po’ quel che i latini esprimevano con l’aforisma “rem tene, verba sequentur”: se possiedi l’argomento, se lo conosci come le tue tasche, le parole verranno di conseguenza.

In questa fase è vitale domandarsi che genere di relazione vogliamo avere con quel dato pubblico e quindi quale obiettivo comunicativo abbiamo e che cosa vogliamo lasciargli.

Poi c’è la fase della preparazione

Poste le basi di quello che vogliamo comunicare, occorre stabilire come: che tipo di linguaggio è il più adatto allo scopo? Quale linguaggio non verbale adottare? Con quale tipo di voce? Quali emozioni devono passare? Sono tutte domande alle quali si deve rispondere prima dell’ultima fase, quella della pratica.

Provare e riprovare

Si tratta in buona sostanza di provare e riprovare, fino a che il discorso non sembrerà del tutto spontaneo e improvvisato (Mark Twain insegna).