Sai perché al ristorante ti fanno pagare il coperto? Da dove tutto è iniziato

Sai perché al ristorante ti fanno pagare il coperto? Da dove tutto è iniziato

Sai perché al ristorante ti fanno pagare il coperto? Da dove tutto è iniziato

Ti sei mai domandato perché al ristorante ti fanno pagare il “coperto”?

Sai perché al ristorante ti fanno pagare il coperto? Da dove tutto è iniziato

Sai perché al ristorante ti fanno pagare il coperto? Da dove tutto è iniziato

No? Fa niente, te lo spieghiamo lo stesso. Pare che c’entri il medioevo, come in molte altre usanze di questo genere. Più esattamente il tardo medioevo, che qui da noi vuol dire il Trecento, più o meno.

In quell’epoca, che per convenzione usiamo chiamare i “secoli oscuri” e che oscuri non erano affatto, prima ancora che nascessero i ristoranti come li conosciamo noi oggi, i viandanti si fermavano per ristorarsi (appunto) nelle taverne che incrociavano lungo lungo le strade.

In quei locali senza troppe pretese in cambio di un piccolo obolo pagato all’oste si potevano anche mangiare i propri “pasti al sacco”, approfittando dei tavoli apparecchiati con cucchiai e tovaglioli messi a disposizione dei “clienti”. Il “coperto” nasce giustappunto dall’usanza di pagare questo servizio.

Quanto al nome, più tardi, in epoca umanistico-rinascimentale (diciamo tra il Quattrocento e il Cinquecento) questa usanza la si prese a chiamare “coperto”, un termine che nacque nelle grandi corti del tempo, nelle quali si era stabilita l’abitudine di piegare i tovaglioli in fogge ornamentali, in modo da “coprire” le posate che erano state “posate” sulla tavola.

Siccome poi le abitudini (soprattutto quelle che fanno guadagnare qualche soldino) sono dure a morire, questo piccolo compenso fatto pagare dalle taverne per il loro servizio si è mantenuto fino a oggi (almeno dalle nostre parti: ad altre latitudini è una pratica sconosciuta e misteriosa), per la blanda noia di noi italiani e per lo sconcerto un po’ divertityo dei turisti stranieri.

Per la serie, paese che vai usanza che trovi. O anche, per dirla con l’ormai onnipresente “inglesorum”, “quando sei a Roma, fai come fanno i romani” (che di questi tempi forse non è proprio un super consiglio, ma vabbè…).

In ogni caso, buon appetito!