Restituzione Assegno Unico: ecco gli sfortunati che dovranno renderlo
Assegno Unico: c’è una determinata categoria di soggetti sfortunati che dovranno rimborsare indebitamente la misura economica.
In sostituzione dell’assegno familiare, l’assegno unico è una misura introdotta dal Governo Conte con la finalità di sostenere economicamente le famiglie con figli a carico fino al compimento dei 21 anni di età. Inoltre, l’Assegno Unico spetta anche a tutte le donne in gravidanza a partire dal settimo mese fino al compimento dei 18 anni del figlio. Se il figlio percepisce un reddito di importo inferiore agli 8.000 euro, l’Assegno Unico spetta anche ai figli che abbiano compiuto i 18 anni fino al compimento dei 21 anni. Sono tantissimi i casi in cui l’Assegno Unico viene corrisposto, ma è possibile che a seguito di qualche anomalia comunicativa.
C’è una platea di percettori dell’Assegno Unico che dovrà restituire all’INPS l’importo della misura economica percepita indebitamente. A seconda dell’ISEE viene accreditata una somma diversa, che può essere anche maggiorata.
Ad esempio, le famiglie monoparentali possono richiedere la maggiorazione dell’assegno unico nel caso in cui entrambi i genitori lavorino. La maggiorazione spettante è pari a circa 30 euro. Diverse famiglie monoparentali hanno percepito la maggiorazione indebitamente, di conseguenza, devono restituire le somme accreditate erroneamente all’INPS.
A partire dal primo gennaio 2023 molto probabilmente l’importo dell’assegno unico salirà per tutti, come promesso da Giorgia Meloni durante la campagna elettorale. L’importo dell’Assegno Unico potrebbe aumentare da 175 ad oltre 260 euro al mese come importo massimo per chi ha un ISEE inferiore ai 15mila euro. Gli importi spettanti per gli aventi diritto aumenteranno a seguito dell’adeguamento al costo della vita, secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento.
È necessario presentare la domanda per richiedere l’Assegno Unico tramite il sito dell’INPS al servizio “Assegno unico e universale per i figli a carico” con Spid almeno di livello 2, carta di identità elettronica (Cie) o carta nazionale dei servizi (Cns). È possibile rivolgersi agli enti di Patronato o contattare il numero verde dell’INPS. Si può chiamare anche il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile).
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