Piano Salva stipendi: Governo sul taglio delle tasse in busta paga
Supponendo che il governo sopravviva alle alzate di ingegno grilline, Mario Draghi in conferenza stampa ha spiegato che la pesante situazione del Paese impone la sottoscrizione di un nuovo “patto sociale”.
Perché se è vero che l’economia italiana è in crescita, anche meglio rispetto alle attese, bisogna però mettere mano a provvedimenti a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie minato dall’inflazione.
L’aumento del costo della vita erode la capacità di spesa delle famiglie, specialmente di quelle a più basso reddito, ed è per questo che bisogna intervenire a difesa di salari e pensioni.
Mario Draghi ha spiegato che entro la fine di luglio ci sarà un nuovo provvedimento (sempre che il governo ci arrivi, a fine luglio, ndr) di peso, che oltre a intervenire sui costi dell’energia dovrebbe anche proteggere il portafoglio delle famiglie italiane.
Questa volta dovrebbe trattarsi di provvedimenti strutturali, ovvero presumibilmente non temporanei, che per lo più verrebbero foraggiati con la Finanziaria 2023. Quindi non misure estemporanee come lo sgravio contributivo dello 0,8 per cento in vigore per il solo 2022 o il bonus una tantum di 200 euro.
Questo perché l’inflazione non sembra certo un fenomeno transeunte: “Durerà per abbastanza tempo”, ha infatti spiegato Draghi, annunciando tre misure cosiddette salva stipendi, tra cui figura anche il taglio delle tasse dalla busta paga.
La prima misura di cui ha parlato il presidente del consiglio è il taglio del cuneo fiscale. L’obiettivo prioritario è di ridurre il carico fiscale sul lavoro, a partire dagli stipendi più bassi.
È chiaro che ci sono dei limiti: perché, come ha spiegato Draghi, bisogna tenere conto degli “spazi che ci lascia la finanza pubblica”. Il pericolo è che un aumento della circolazione monetaria inneschi ulteriori aumenti dei tassi d’interesse.
Sul rinnovo della contrattazione collettiva Mario Draghi ha detto che «non è accettabile avere contratti scaduti da tre anni, o persino nove in alcuni casi». Il presidente del consiglio ha parlato in particolare di commercio e servizi.
La proposta del ministro del lavoro Orlando non prevede una soglia minima uguale per tutti, ma prevede che ogni settore debba adeguarsi alle cifre indicate dal contratto più diffuso per quella particolare categoria produttiva.
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