Molte banche appendono il Superbonus: le difficoltà di gestire una situazione complessa

Molte banche appendono il Superbonus: le difficoltà di gestire una situazione complessa

Il superbonus centodieci per cento è uno dei più importanti e discussi bonus messi a disposizione dallo Stato per fronteggiare la crisi economica innescata dalla pandemia. Il bonus 110 per cento è concesso solo per alcuni tipi di lavoro, che fondamentalmente si dividono in “trainanti” e “trainati”.

Ora, per “trainato” si intende quel lavoro per cui la sostituzione degli infissi è classificabile come lavoro da bonus 110 per cento, mentre quello “principale” (“trainante”) può essere ad esempio aggiungere una miglioria all’impianto termico, che anch’essa è ovviamente ammissibile a titolo di bonus.

Questa la teoria, che come tutte le teorie si è dovuta scontrare con la cruda realtà, fatta di truffe, inganni, furberie assortite. Al punto che il  governo ha dovuto ritoccare la normativa. E adesso anche le banche iniziano a serrare i cordoni della borsa, anche per via del gran numero di pratiche che la misura ha generato.

Molte banche appendono il Superbonus: le difficoltà di gestire una situazione complessa

Come detto, tanti sono stati i tentativi di raggiro da quando è nato il superbonus. Ecco così che il Governo ha messo a punto una serie di contromisure. La prima è l’obbligo di comunicazione all’Agenzia delle entrate entro il 29 aprile. Ma non solo, perché ci sono c’è una sfilza di documenti che vanno mandati entro 5 giorni.

Se non si ottempera, si rischia la sospensione del bonus e inoltre la cessione del credito sarebbe persa. Ma non solo: quel che più adesso allarma (i lestofanti) sono i possibili controlli da parte della stessa Agenzia delle entrate, molto più agguerrita su tentativi di evasione e trucchetti vari.

E infatti d’ora in poi la cessione del credito si potrà fare solo al 30 per cento o dopo il pagamento dello stesso 30 per cento. Se si vuole cedere una quota maggiore, diciamo il 60 per cento, allora si deve pagare il 60 per cento.

Va anche inviato un visto di conformità a cui sia stato dato luce verde da parte di un professionista del settore che sostenga che i costi ottenuti siano in regola e siano presenti le condizioni per ottenere le due classi energetiche superiori che permettono di avere diritto al bonus. Ed è proprio sulla cessione del credito, com’è ovvio, che ci può essere l’inghippo con le banche.

Con la riforma, le cessioni agli istituti di credito devono essere limitate a tre, e solo l’ultima a una banca. Quest’ultima inoltre è obbligata a tenere per sé i soldi, e a volte si tratta di cifre non indifferenti. E che ora diventano quasi ingestibili per gli istituti di credito, come fanno sapere, ad esempio, Sanpaolo e Unicredit.

I due istituti hanno fatto sapere che con il continuare delle domande diventerà impossibile accoglierne di nuove. Si parla di un bacino di richieste superiori a 20 miliardi di euro. Vista la delicatezza della faccenda sia Sanpaolo che Unicredit chiedono un intervento legislativo.