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Linguaggio offensivo sui social: un commento può diventare reato?

Linguaggio offensivo sui social: un commento può diventare reato?

Oggi andremo a scoprire quando un commento di diffamazione sui social può diventare un reato, anche perché si sa, ormai siamo pieni di  “leoni da tastiera” che sanno solo offendere e agire dietro ad uno schermo, e che credono di essere gli unici detentori della verità.

Linguaggio offensivo sui social: un commento può diventare reato?

Lo Stato fortunatamente ci tutela, perché la diffamazione che avviene sui social si può denunciare, vediamo come e in quali casi.

Facebook nel 2021, ha perso 500 mila utenti, non era mai successo prima un avvenimento simile al gruppo Meta di Zuckerberg, di fatti il numero di iscritti è sceso vorticosamente a 1,93 miliardi.

Questo calo è stato dovuto sicuramente agli exploit di alcune discussioni che spesso tendono ad animarsi nei commenti sotto alcuni post dei social network, per questo le persone preferiscono altri social, con più reel, storie e video più corti, senza star lì a dar spunti per troppe discussioni.

Il grande problema non è dato tanto dal dibattito, ma dai toni spesso diffamatori che hanno alcune persone, infatti molti anni fa il sociologo e filosofo canadese Marshall McLuahn disse che “il mezzo è il messaggio”, ed è per questo che sui social network la forma è molto importante.

Contro la violenza delle parole è infatti nato un progetto di sensibilizzazione chiamato Parole Ostili di cui vi lascerò il link, si tratta di un’associazione no profit che è nata a Trieste nel 2016, con l’obiettivo principale di sensibilizzare ed educare il più possibile tutti gli utenti dei social a scegliere una comunicazione che non sia ostile, e va ad incentivare i valori espressi nel “Manifesto della comunicazione non ostile”. Essi organizzano anche molte iniziative di sensibilizzazione e formazione.

Adesso andremo ad elencare alcune ipotesi di reato per diffamazione sui social:

1.La minaccia (reato articolo 612 codice penale);

2.La diffamazione (reato sancito dall’articolo 595 del codice penale);

3.L’ingiuria che è stata codificata come art. 594 c.p., che cita: “Chiunque offende l’onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a euro 516”, però questo reato è stato depenalizzato per effetto del Decreto Legislativo del 15 gennaio 2016, numero 7, così l’ingiuria è diventata un illecito civile.

L’insulto viene definito diffamazione quando si va ad offendere la reputazione di una persona assente, davanti ad almeno altre due persone.

Quindi cos’è la diffamazione?

1.Messaggiare con una persona sparlando di qualcun’altro in una chat di gruppo;

2.Spettegolare con una persona o un’amico in presenza di più persone (almeno due) e quando i commenti sono offensivi.

Cosa non è diffamazione? 

1.Messaggiare con una persona sparlando di un’altra;

2.Parlare alle spalle di una persona con un amico.

Il reato scatterà solo nel momento in cui ci sarà  un offesa alla reputazione, facendo un esempio, si tratta di diffamazione quando si mette in giro una voce su una signora dicendo che è una cattiva madre perché lascia soli i figli a casa.

La diffamazione sui social può avvenire tramite i commenti sotto i post di Facebook creati in modo tale da essere un insulto, o da qualche critica molto pesante e falsa, come per esempio “sei un corrotto”, oppure postando una foto oscena e offensiva.

Se la diffamazione è semplice si può essere puniti solo con una multa, se invece la diffamazione sarà aggravata si verrà puniti con una multa di 516€ e dai 3 ai 6 mesi di reclusione.

Per avere le prove della diffamazione bisognerà fare uno screen dell’insulto, o del commento sotto il post, stamparlo e portarlo ai carabinieri, oppure denunciare alla polizia postale che effettuerà le indagini.

 

Pietro Giordano

Appassionato di tutto ciò che è tech. Scienza e curiosità sono il mio pane quotidiano. Divoro libri a colazione e non disdegno di seguire le belle arti.

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