Investire: bond americani a 10 anni in attivo per la prima volta da 2 anni
Una buona notizia in questo strano periodo storico sembra esserci e riguarda gli investitori. Nonostante infatti l’inflazione al 8,5% i bond americani hanno visto crescere, se pur per poco, i loro rendimenti reali.
Scopriamone di più e cerchiamo di capire perchè questo dato è positivo ed è da tenere sotto osservazione.
Il momento storico è stato il 21 aprile ovvero quando durante la seduta di borsa il Treasury a 10 anni ha toccato il rendimento del 3% e, nello stesso momento, il “breakeven” decennale portava al tasso del 2,95%. Questo significa che la differenza di rendimento tra il Treasury a 10 anni con cedola fissa e il TIPS a 10 anni, ovvero il bond con cedola indicizzata all’inflazione aveva una differenza del 2,95%.
Questo dato è importante perchè capta le aspettative d’inflazione del mercato da qui al prossimo decennio. Spiegato in parole semplici significa che i rendimenti americani a 10 anni sono arrivati a salire sopra il livello atteso d’inflazione fino al 2032.
Il tasso di rendimento del Treasury a 10 anni ha continuato a variare la sua percentuale così come il “breakeven” che, nel momento in cui scriviamo, si attesta al 2,95%. Questo significa che i rendimenti reali americani sarebbero leggermente negativi alla scadenza come successe nel 2020 a pandemia appena iniziata.
Spiegato ai neofiti questo dato indica che il mercato sta pretendendo rendimenti nominali sempre più alti e tali da compensare la perdita attesa del potere d’acquisto.
Altri buoni segnali sembrano arrivare dal tasso d’inflazione che si attende al 2,95% ovvero inferiore all’attuale 8,5%. Il mercato americano confida che le politiche monetarie della Federal Reserve siano in grado di rimettere stabilità sui prezzi pur mantenendo costante la crescita annua.
Il dollaro sta guadagnando, prendendo i dati dell’ultimo anno, mediamente, l’11% rispetto alle principali valute mondiali. Questo anche grazie al fatto che i rendimenti reali americani sono ormai sostanzialmente nulli rispetto all’inflazione.
I rendimenti negli altri pesi non vanno meglio. In Germania si ha addirittura un -6,4% e nell’Eurozona un rialzo dei tassi BCE non è ancora ufficialmente in programma.
Quello che bisognerà verificare è se la politica della FED sarà in grado di contenere l’inflazione americana, diversamente il “breakeven” tornerebbe a salire e con esso forse anche i rendimenti nominali.
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