Economia

Buono fruttifero serie Q del 1995: perché può valere la metà?

Buono fruttifero serie Q del 1995: perché può valere la metà?

Oggi si parla di Buoni fruttiferi postali e in particolare della serie Q del 1995, che tanti mal di capo continua a provocare ai possessori.

Si dà infatti il caso di una persona che ha ereditato dalla madre un’emissione di 5 milioni di lire del 14 febbraio 1995. Alla scadenza del 10 gennaio 2026, gli è stato detto dalle Poste che si vedrà liquidare 29.914 euro.

Questa persona sospetta che il calcolo degli interessi che gli è stato prospettato sia sbagliato o in qualche altro modo discutibile. Secondo questa persona, infatti, alla scadenza la somma da incassare sarebbe non di quasi 30 mila euro, ma di 55 mila e 500. Una differenza di più di 25 mila euro, mica noccioline.

La domanda è ovvia: chi ha sbagliato il calcolo tra le Poste e l’erede?

Buono il lire – Adobe

Buono fruttifero serie Q del 1995: perché può valere la metà?

Dubbi sul calcolo degli interessi

La persona solleva un dubbio: dal timbro sui Buoni fruttiferi postali in suo possesso non risultano indicati i tassi per gli anni sedicesimo e diciassettesimo. Parrebbe trattarsi di un errore materiale. I tassi d’interesse della serie in questione sono quelli che indichiamo qua sotto e coincidono con quelli segnalati dall’inquieto erede.

8% per i primi 5 anni;
9% tra 6° e 10° anno;
10,50% tra 11° e 15° anno;
12% tra 16° e 20° anno;
12% tra 21° e 30° anno.

Per fare il calcolo degli interessi, bisogna passare dai tassi lordi a quelli netti. Ovvero:

7% per i primi 5 anni;
7,875% tra 6° e 10° anno;
9,1875% tra 11° e 15° anno;
10,50% tra 16° e 20° anno;
10,50% tra 21° e 30° anno.

Ecco il valore dei Buoni fruttiferi postali

I Buoni fruttiferi postali da 5 milioni di lire vanno convertiti in 2.582,28 euro. Stando ai calcoli, il montante sale a circa 30.157 euro, con inclusi i 10 mesi di proroga del periodo di maturazione degli interessi oltre ai 30 anni, indicati da Poste.

Manca da versare l’imposta di bollo. Tenendo conto di questa, sembra che il calcolo delle Poste sia sostanzialmente corretto.

Il punto è che Poste Italiane calcola gli interessi al netto dell’imposta già in fase di investimento e non, come sarebbe più logico, alla scadenza, ovvero nel momento in cui materialmente il sottoscrittore è tenuto a versare le imposte al fisco.

Sul punto pende una causa giudiziaria. Finora c’è da dire che la giurisprudenza in merito si è quasi sempre pronunciata a favore delle Poste.

 

Adriano

Lettore onnivoro e disordinato. Giornalista di cronaca locale e di tutto un po'. Scrivere è come una droga, ma almeno per quello non ti arrestano.

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