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Buoni fruttiferi postali, questi risparmiatori avranno dei problemi!

Buoni fruttiferi postali, questi risparmiatori avranno dei problemi!

Da sempre in Italia i buoni fruttiferi di Poste Italiane sono uno strumento di gestione del piccolo risparmio molto appetito e anche se negli ultimi anni i loro rendimenti sono molto “dimagriti”, non hanno mai cessato di interessare i risparmiatori, che si rivolgono a questo strumento anche perché, quanto meno, danno la certezza di restituire il capitale.

 

Buoni fruttiferi postali, questi risparmiatori avranno dei problemi!

Soprattutto in tempi di incertezza e di paura per l’avvenire, riuscire a mettere da parte un gruzzoletto può risultare decisivo per le nuove generazioni. In passato i buoni postali hanno riservato grandi sorprese a chi ha risparmiato: molti si sono ritrovati per le mani una piccola cassaforte sulla quale fare conto in tempi di difficoltà.

Molto spesso, tra l’altro, a godere di questo risparmio sono stati figli e nipoti. Adesso Poste Italiane mette a disposizione un nuovo strumento che rischia di allettare molti clienti e che può rappresentare una novità rispetto ad alcuni strumenti precedenti. Qualcosa però sembra non andare per il verso giusto.

Buoni fruttiferi postali, possibili cattive notizie per i risparmiatori!

Come si anticipava, chi è titolare di buoni fruttiferi postali può farsi restituire il capitale a scadenza, scadenza che ovviamente cambia in base al tipo di buono sottoscritto.

In generale è possibile conoscerla grazie a una serie di codici numerici. Il problema è che, come non di rado in Italia, tra il dire e il fare a volte c’è di mezzo il mare, ovvero errori molto, molto incresciosi.

In questo senso, alcuni buoni fruttiferi postali sono adesso al centro dell’attenzione dei risparmiatori, e non per buoni motivi.

In particolare stanno passando un brutto quarto d’ora alcuni risparmiatori delle province di Venezia, Verona, Treviso e Vicenza, che hanno sottoscritto alcuni buoni fruttiferi postali certi che si trattasse di titoli con scadenza a 20 anni.

Il guaio è che scaduti i vent’anni gli è stato detto che in realtà avevano sottoscritto buoni con scadenza a 7 anni e che erano pure passati i 10 anni previsti dal codice civile per la prescrizione del diritto di credito.

Insomma, come dicono a Napoli, “cornuti e mazziati”. Ovviamente si annunciano cause legali, ma per come vanno le cose in Italia arriveranno in porto, se ci arriveranno, a babbo ampiamente morto, se ci passate l’espressione un po’ macabra.

 

Adriano

Lettore onnivoro e disordinato. Giornalista di cronaca locale e di tutto un po'. Scrivere è come una droga, ma almeno per quello non ti arrestano.

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