Btp e buoni fruttiferi: quali scegliere a scopo di investimento?
Con questi chiari di luna, è bene pensare a come proteggersi dagli incerti delle sorte, nella misura del possibile. Alcuni addirittura paragonano questi mesi al periodo settembre 1939 – marzo 1940, quello della “guerra per finta” che poi diventò vera anche in Occidente, anche se in Polonia era stata fin da subito una carneficina indicibile.
Archiviati purtroppo nell’album dei ricordi gli anni ruggenti del boom economico, quel miracolo che in due decenni portò l’Italia pressoché alla pari con le altre grandi economie europee, adesso è il momento di proteggersi dalla bufera, bufera che viene da fuori, certo, ma che ci trova come al solito con le braghe calate (scusate la brutalità dell’espressione, ma 2700 miliardi e rotti di debito pubblico non sollecitano espressioni eleganti).
Ma per l’appunto, e paradossalmente, un modo per proteggere i propri risparmi è sottoscrivere titoli del debito pubblico, per esempio i buoni fruttiferi postali o anche i buoni del tesoro poliennali.
Per evitare che i propri soldi perdano di valore, una soluzione può essere investirli in Btp, che a differenza dei buoni fruttiferi postali sono però più rischiosi e anche più complicati da gestire. Si tratta infatti di buoni che risentono degli alti e bassi del mercato. Vengono emessi con scadenze da 1 a 18 mesi a 3,5, 10, 15, 20, 30 e 50 anni. Si tratta di titoli a medio-lungo termine che offrono un rendimento fisso. Vanno bene principalmente per chi desidera pagamenti costanti ogni sei mesi.
Un elemento importante da considerare è che i btp si possono vendere o comprare: scrive il Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze) che “prima della scadenza gli investitori istituzionali possono comprare o vendere i Btp sia sul mercato secondario regolamentato (Mts), per operazioni non inferiori a 2 milioni di Euro, che su quello non regolamentato (over-the-counter)”.
Per gli italiani i bfp, da sempre, sono un prodotto di investimento sicuro, perché garantito dallo Stato. In più non hanno costi per la sottoscrizione e per il rimborso, salvo gli oneri di natura fiscale. Chi possiede un bfp, poi, può chiedere la restituzione della cifra investita in ogni momento, ma se lo fa prima della scadenza perde gli interessi.
Al momento quelli che offrono gli interessi più alti sono i 4×4 per investimenti fino a 16 anni. Il rendimento effettivo annuo lordo è dell’1% dopo 4 anni, dell’1,50% dopo 8, dell’1,75% dopo 12 e del 3% dopo 16 anni.
Non è che c’è pericolo si diventare ricchi, ma ci si può riparare un pochino dall’inflazione.
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