Bonus in busta paga per i dipendenti: nuovi aumenti in arrivo? Facciamo il punto
A luglio arriverà il bonus in busta paga per i lavoratori dipendenti, che deriva dal taglio del cuneo contributivo. Che ne sarà di questa misura oltre l’anno 2023?
Nonostante la riduzione dell’IRPEF, in Italia il cuneo fiscale sul lavoro rimane elevato rispetto ad altri Stati membri dell’Unione Europea. Per incentivare l’occupazione e le assunzioni da parte dei datori di lavoro, è necessario aumentare l’efficienza del sistema fiscale e ridurre le imposte sul lavoro. Con il decreto Lavoro approvato il 5 maggio è entrato in vigore l’esonero contributivo al 6% e al 7% per i periodi di paga da luglio a dicembre 2023. Grazie al taglio del cuneo contributivo i dipendenti possono beneficiare di un incremento in busta paga pari a circa 50 euro. Quali sono le novità del taglio cuneo fiscale introdotte con il decreto Lavoro? Facciamo chiarezza.
Il decreto Lavoro ha introdotto interessanti novità in merito al taglio del cuneo fiscale. L’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti. La percentuale di incremento in busta paga è pari a 4 punti percentuali a partire dal mese di luglio 2023. Per le retribuzioni di importo inferiore ai 35mila euro il taglio del cuneo fiscale passa dal 2 al 6%. Per le retribuzioni di importo inferiore ai 25mila euro il taglio del cuneo fiscale passa dal 3 al 7%.
Con la fine dell’anno la misura scade, ma il problema è strutturale. La premier Giorgia Meloni il 26 maggio, al Festival dell’Economia di Trento, ha colto l’occasione per sottolineare:
“Io continuo a ritenere che il taglio della tassazione sul lavoro debba essere la priorità”.
Una sfida dell’attuale governo è quella di introdurre un intervento strutturale sul taglio del cuneo contributivo. Tuttavia, è necessario trovare le risorse finanziarie adeguate per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale.
Come riporta Repubblica, il taglio del cuneo fiscale “strutturale” costerà alle casse dello Stato circa 11 miliardi di euro. Per adesso, la copertura finanziaria è pari alla metà della stima necessaria. Per finanziare l’operazione il governo punta sulla vivacità del Pil, ma anche sulla possibilità di attingere al fondo per la riduzione della pressione fiscale. Altra possibile arma è introdurre una minimum tax domestica del 15% sulle multinazionali.
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