Un po’ di chiarezza sull’assegno unico: quali fasce ne beneficeranno e chi ci perderà

Un po’ di chiarezza sull’assegno unico: quali fasce ne beneficeranno e chi ci perderà

Dal primo marzo cominciano i pagamenti dell’Inps per l’assegno unico universale. L’ammontare dell’assegno, determinato in base all’Isee, è parametrato non solo sulla  condizione economica della famiglia (salari, pensioni e stipendi), ma anche sulla sua situazione patrimoniale (case, terreni e così via).

Questo spiega perché in certi casi pur in mancanza di redditi di rilievo l’Isee può essere ugualmente elevato. In queste ipotesi è ovvio che l’assegno unico può rivelarsi piuttosto inferiore alle attese.

Un po’ di chiarezza sull’assegno unico: quali fasce ne beneficeranno e chi ci perderà

Il governo ha più volte affermato che almeno per il primo anno nessuna famiglia ci rimetterà, perché se l’assegno unico dovesse essere più piccolo rispetto a tutte le misure oggi in vigore (che vi verranno comprese), è stabilita una “clausola di salvaguardia” che consentirà di adeguare la cifra all’ammontare precedente.

Questa clausola, però, vale solo per tre anni e solo per il primo anno prevede una compensazione totale, e solo per le famiglie con Isee fino a 25 mila euro e che abbiano ricevuto assegni familiari già nel 2021.

In definitiva la clausola suddetta si potrà applicare a 333 mila famiglie, mentre altre 413 mila (che vogliono dire quindi circa 600 mila figli) ci rimetteranno già da questo 2022.

Nel 2023, poi, la clausola compenserà solo due terzi della perdita e nel 2024 soltanto un terzo.

Ne consegue che dal 2025 le famiglie che percepiranno meno di adesso saranno 746 mila, per un totale di circa un milione di figli al seguito.

Questi dati sono stati pubblicati dal quotidiano romano la Repubblica, che li ha presi dalle cifre divulgate dal cosiddetto “Ufficio parlamentare di bilancio” (Upb), che è, come si legge sul suo sito, un organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee”.

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