Superbonus 110%: finiti i soldi. Cosa succede a chi ha già avviato i lavori
Già a fine maggio il numero delle richieste per i lavori del 110 per cento superava quello dei fondi stanziati dal Governo. Insomma, non ci sono più i soldi per rimborsare imprese e banche. In attesa che il dicastero Draghi trovi una soluzione, ecco cosa succede a chi ha già dato inizio ai lavori, a chi ha fatto richiesta del bonus, all’impresa che voglia recedere dal contratto.
Superbonus 110%: finiti i soldi. Cosa succede a chi ha già avviato i lavori
Secondo i piani dell’esecutivo, i fondi messi a disposizione per i lavori del 110 per cento (circa 33 miliardi di euro) avrebbero dovuto finire nel 2027. Il problema è che già a fine maggio 2022 gli italiani avevano prenotato lavori per quasi 34 miliardi, ovvero più di quelli messi a disposizione. Insomma, detto brutalmente, i soldi sono già finiti.
Come non bastasse, alcune banche, tra cui gruppi di peso come Intesa San Paolo, hanno già dichiarato che non accetteranno più cessioni del credito (almeno per il momento). L’impasse si potrebbe risolvere con la conversione in legge del prossimo decreto Aiuti, ma bisogna vedere nel concreto quali misure potrà e vorrà adottare il governo per far fronte alla situazione.
Nel frattempo, ci si chiede che cosa succede adesso a chi ha già richiesto i fondi per le ristrutturazioni o addirittura a chi ha già le impalcature davanti a casa e teme di vedere i lavori interrotti a metà.
Cosa succede se hai già iniziato i lavori
Per i lavori già iniziati che hanno ottenuto luce verde dall’Enea e per i quali si è concluso un accordo di cessione del credito con una banca, non dovrebbero esserci problemi; le banche che si sono già impegnate contrattualmente per la cessione del credito non possono tirarsi indietro senza dover rispondere dei danni a carico di imprese e committenti; ne deriva che il Governo dovrà intervenire con opportuni provvedimenti per finanziare le pratiche già accettate.
Se il contratto è firmato ma la banca non ha ancora deciso
Per quanti hanno stipulato il contratto con l’impresa edile e aspettano la risposta della banca per la cessione del credito, è ancora possibile bloccare tutto in attesa di sapere che cosa avrà deciso il Governo. Se il contratto prevede l’accettazione dei lavori o l’avvio del cantiere solo dopo che la banca ha accettato la cessione del credito, i lavori non partono e si recuperano eventuali caparre o anticipi.
Se i lavori sono iniziati ma non c’è ancora la concessione del credito
Se i lavori sono già iniziati ma manca la concessione del credito bancario, la faccenda si complica. Se l’impresa ha anticipato con risorse proprie l’inizio dei lavori, temendo a questo punto di non rientrare nelle spese, potrebbe decidere di bloccare il cantiere.
In questo caso bisogna vedere che cosa dice il contratto di appalto e vedere cosa prevede per l’ipotesi di ritardo nei lavori o per il “recesso” da parte dell’appaltatore.
Se è stata finanziata solo una parte dei lavori
Nel caso in cui solo una parte dei lavori abbia già ricevuto il finanziamento, impresa e committente possono decidere di rinunciare alla parte restante e quindi stipulare una riduzione dell’importo del contratto.
Se non si trova un accordo e gli obblighi di una delle parti si sono fatti troppo pesanti, a norma del codice civile la parte che deve eseguire la prestazione può domandare la risoluzione del contratto per “eccessiva onerosità sopravvenuta” (art. 1467 c.c.).
In concreto possono ricorrere al giudice sia i committenti che vengono a trovarsi nell’impossibilità di affrontare le spese sia l’impresa che non riesce più a stare nei costi.
Se non si riesce a ottenere la cessione del credito
In alternativa alla cessione del credito, c’è sempre la facoltà di ricorrere alla detrazione delle spese fino al 110%. Ciò vuol dire che i lavori dovranno essere pagati subito, ma poi si potrà ottenere una detrazione delle spese del 110 per cento.